-I porci non mangiano le candele- affermò l’austriaco
abbronzato.
-Non è possibile Hans, io li conosco bene. Non è possibile…-
rispose la sorella dell’altro.
-E poi, so bene come stanno le cose- aggiunse.
-Allora mi dite perché si sono spente anche le lucciole in
quel black out?-
Tania sembrò imbarazzata.
Mosse, nervosa, qualche passo, poi continuò.
-Tacete Hans, vi prego, tacete. Vi dirò quello che so- disse
con aria rassegnata. Dire come stavano davvero le cose, le sembro l’unico modo
per convincerlo.
L’austriaco spalancò la bocca pronto a ingoiare quella
verità con tutto il vestito. Era uno scorpione con ali di farfalla.
-La verità…- continuò lei.
-La verità è nelle loro parole, nei loro capelli, nelle loro
mani. La potete vedere nei giochi d’aria dei loro silenzi, nei disegni dei
diamanti che navigano nei loro occhi… e nei gigli di sangue e d’amore che
sbocciano dai loro passi e nei loro sorrisi segreti…io li conosco bene, bene!
Non ho mai visto o sentito l’odore del fango nei loro vestiti di neve e a petto
nudo si sono abbracciati davanti a Dio…-
-Mio Dio!- interruppe Hans.
-Senza vergogna, visi di bambino con denti da caimano, senza
pudore, senza nulla addosso, senza nemmeno una collana o un orecchino (ingoiato
poi dalle fauci complici di un sedile), senza figli, senza spiagge, senza luna,
senza nulla per piangere. Solo le lenticchie del buon augurio e con le zampe di
porco sulle guance, al posto del pudore. No mia cara, voi siete matta, siete un
insieme incoerente di gelsomini e carciofi di mercurio…-
-Basta- gridò Tania.
-Basta, smettetela con le vostre ingiurie. Che ne sapete
voi. Io ho visto i loro mignoli cercarsi nel vuoto disperatamente… -
- Con lussuria!-
-No, con amore, con desiderio, con penosa consapevolezza e
gioia insieme. Voi siete un mostro d’ignoranza, la bestia che non sa e pretende
di sapere, la parte marcia della realtà. Chi vi credete di essere? Loro, hanno preso dalla gabbia quell’angelo
che voi avevate imprigionato con le vostre parole e l’hanno liberato nei loro
abbracci. Tacete assassino di sogni, tacete, per carità- nascondendo male
qualche lacrima.
Hans non rispose, strinse i pugni di muschio e se ne andò
ululando che non sarebbe finita li, che in qualche modo avrebbe messo fine a
quell’offesa al “naturale” svolgimento
della vita ed al furto che si consumava giorno dopo giorno ai danni della
morale.
Nella rabbia non si accorse di aver dimenticato la valigetta
sulla sedia.
Tania la volle aprire con una curiosità non sua e, tra le
altre cose, ci trovò una foto di lei con dietro scritto: “ti desidero tanto.
Non faccio l’amore senza non pensare a te. Hans.”
Naturalmente non mi disse nulla, anche se, in quel momento,
un fenomenale black out spense anche le stelle e la cosa la sconvolse più del
resto... un seguito che, comunque, non riusciva a trattenere le valanghe di
fango e d’ipocrisia.
La verità, qualunque essa sia, toglie ogni sporcizia
mostrando il coraggio di ammettere le proprie debolezze.
Da allora sono andato nudo tenendo alto il nome di chi ama.
Capite, adesso, perché scrivo poesie?
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